Le voci di Detto Fatto al femminile: INNA

Le voci di Detto Fatto al femminile: INNA

Riprendiamo la Rubrica “le Voci di Detto Fatto”. Oggi incontriamo la collega Inna, referente operativa per la cooperativa presso l’appalto per la custodia e la guardiania al Museo del Duomo di Milano.
Arriva in Cooperativa con il suo sorriso dolce e rassicurante, gli occhi le brillano quando parla del suo lavoro e dei suoi bambini. Ci sediamo e iniziamo l’intervista.

Inna vuoi raccontarci qualcosa di te e del tuo ingresso in cooperativa?

Fin da quando ero piccola l’Italia era nei miei sogni, il Paese che sognavo di visitare. Ricordo che da bambina spesso in famiglia guardavamo i film italiani, quelli in bianco e nero, con Mastroianni e Sofia Loren: erano molto famosi in Russia. Anche la musica italiana era molto ascoltata: Celentano, i Ricchi e Poveri, ho ancora il vinile a casa! Anche Toto Cotugno! Ancora oggi sono famosissimi e vengono in Russia a fare i concerti… L’Italia era sempre presente, noi l’amavamo e pensavamo che gli Italiani fossero molto simili ai russi!
Io sono di Volgograd (Stalingrado); dopo l’Università mi sono trasferita a San Pietroburgo, la città più europea della Russia, costruita da italiani; infatti, la chiamano la Venezia del Nord.
Un giorno una mia amica mi ha informato di un posto libero per un corso di lingua italiana: così è cominciato tutto!La mia insegnante mi ha fatto innamorare ancora di più dell’Italia… lei poi, dopo essere stata in Italia è tornata a vivere in Russia, io invece mi sono trasferita in Italia.§Adesso ho due bellissimi bambini, di 10 e 13 anni: quando parlano di me dicono con molta naturalezza che la loro mamma è una milanese perché lavora al Museo del Duomo!

Oggi sei referente operativa per la Cooperativa presso il Museo del Duomo, sei quindi responsabile per i tuoi colleghi, è un bel traguardo e una bella responsabilità… come descriveresti il tuo lavoro?

Ho iniziato a lavorare per la cooperativa a giugno 2022. Per me è stata una grande sfida ricominciare a lavorare dopo diversi anni ferma a fare la mamma a tempo pieno. Ero preoccupata di non riuscire a conciliare il ruolo di mamma con gli impegni e gli orari lavorativi. Però mi sono trovata subito bene, tra persone disponibili che capivano le mie esigenze e i tempi ricchi di fuori programma della vita famigliare.
Poi, in modo del tutto inaspettato, la cooperativa mi ha contattata e mi ha offerto l’opportunità di diventare responsabile: così ho accolto questa nuova sfida. Per me la cosa più importante è fare un buon lavoro. Lavorare bene significa non solo curare la qualità del servizio, ma anche coltivare le relazioni e prendersi cura dei colleghi e delle colleghe alimentando il clima lavorativo.
Del mio lavoro la cosa che più mi piace è incontrare continuamente persone di diversi Paesi e diverse culture. Mi piace aiutare le persone che entrano in Museo e lasciare loro bellissimi ricordi e sorrisi. A volte con i visitatori, anche in un tempo breve come quello del giro in museo, si instaura un rapporto speciale, di scambio e dialogo culturale e umano. È piacevole ascoltare i loro racconti e rispondere alle loro domande: si impara sempre qualcosa. Aiutare i miei colleghi è una cosa che mi riempie il cuore, mi piace mettermi all’ascolto e rimango toccata ogni volta dalla loro gratitudine e dai loro “grazie”, perché ormai siamo come una piccola famiglia dove ci si sostiene a vicenda!

C’è, secondo te, qualcosa che la Cooperativa fa o potrebbe fare per incentivare il lavoro femminile e nei ruoli di responsabilità?

Ogni tanto penso a questa cosa. Quello che mi piace sottolineare e mi fa sorridere è il fatto che, mentre in altri contesti i responsabili sono ancora quasi sempre uomini, in Museo tutte le responsabili sono donne! È una cosa che mi rende molto orgogliosa per me e per le mie colleghe. Il Museo sembra grande, ma in realtà è un piccolo mondo e mi piace pensare che una donna riesce a portare avanti il tutto, a mantenere l’ordine con amore, come se fosse una casa!

Come vedi il tuo futuro? Hai un sogno che vuoi condividere?

Non so come sarà il mio futuro: sono però sicura del mio più grande sogno. Quello che più vorrei è che i miei figli continuassero sempre ad essere orgogliosi di me.
L’Italia ormai è diventata la mia seconda casa e non saprei immaginare me e il mio futuro in un altro luogo!