Incontro con i fondatori: DON VIRGINIO COLMEGNA
- 28 Febbraio 2020
- Postato da: Simone Gallo
- Categoria: Non categorizzato
Don Virginio è stato fondatore della nostra cooperativa nel 1984. Con un gruppo di giovani di Sesto si lasciavano interrogare dalla vita e dai bisogni espressi dalle persone che vivevano nel loro quartiere. La loro riflessione ha portato a risposte concrete… da cui sono nate Lotta Contro l’Emarginazione, La Grande Casa e Detto Fatto. Don Virginio è stato poi Direttore di Caritas Ambrosiana e nel 2002 è stato nominato presidente della Fondazione Casa della carità “Angelo Abriani” dal Cardinal Martini fondatore della stessa.
Il suo sguardo sulla città e sui bisogni che essa esprime, sono un punto di riferimento per chi si interroga sul disagio e sulle risposte possibili.
La storia e l’idea
La Detto Fatto e nata a Sesto San Giovanni intorno al tema della disabilità, è un’idea ancora attuale: come fare l’inserimento lavorativo. Attraverso il lavoro reinserire: non solo fare impresa, ma fare impresa sociale.
Nel quartiere dov’è nata Detto Fatto, oltre a persone fragili e disabili, erano presenti molte persone con problemi di dipendenza. Così è nata Detto Fatto; non ci abbiamo messo molto a fondarla: Detto… Fatto!
All’inizio nella sede di via Mantovani siamo partiti con lavori di manutenzione e pulizia. Poi presso la scuola del Mutuo Soccorso in via Falck, è nata la serigrafia, che ha aperto la cooperativa al mondo del carcere e alle persone coinvolte nella stagione del terrorismo.
L’idea era che attraverso il lavoro si potesse fare riscatto sociale; questa l’idea originale che ha portato una lettura significativa del lavoro stesso: Rolando Ghiro – Presidente di Detto Fatto per 9 anni – ha portato la passione sindacale, temi quali il rigore, l’uguaglianza, la capacità di riorganizzazione collettiva.
La mission di Detto Fatto è l’inserimento di persone deboli e fragili, in rete con cooperative di tipo A, investendo sulle persone.
L’idea che è ancora attuale e innovativa è che l’attività lavorativa è capace di produrre socialità, solidarietà, coesione sociale. In termini di economia sociale, inserire persone che nessuno accoglie nel circuito produttivo, è un tema assolutamente attuale.
Oggi Detto Fatto deve impiegare soggetti fragili sui quali scommettere in quanto risorse su cui investire: un poco di follia in questo c’è! Questa è la grande follia chi vi prego di rafforzare sempre più!
Più vado avanti e più mi rendo conto che il tema della fragilità e della vulnerabilità devono essere centrali nella produzione di socialità.
La qualità, la professionalità
Come affrontare il tema della qualità e della professionalità entrando in un mercato dove ci si confronta con realtà in cui la forza lavoro è sottopagata?
Siamo stati ostinati! Va dato merito a chi in Detto Fatto ha resistito comprendendo, mediando, facendo grandi sacrifici collettivi.
Importante e stata la dimensione assembleare capace di motivare le persone.
Se si riuscisse a fare la storia dei processi di inserimento attraverso la lettura dei percorsi di riuscita ma anche di fallimento, credo emergerebbe il patrimonio prezioso di Detto Fatto.
Cosa inventare perché le persone non siano assistite ma perché il lavoro diventi uno strumento per dare dignità?
Quella di Detto Fatto non è stata un’ideologia ma un’idea resa concreta, con tutti i limiti e le ricchezze che questo comporta.
Però se Detto Fatto è stata capace di resistere, è un patrimonio che deve essere valorizzato!
Chi sono i “poveri” e i fragili oggi?
Disabili psichici, senza fissa dimora… oggi la discriminante diviene accogliere le persone che nessuno prende. Questo è il tema anche di Casa della carità che incrocia il valore aggiunto di Detto Fatto, che è una di quelle cooperative che partono prima dal bisogno della persona e poi cercano di valutare i progetti rispetto a questo, cioè il possibile da fare, il realismo delle condizioni.
La spinta a inventare è molto importante ancora oggi: sicuramente bisogna prestare attenzione al tema dell’immigrazione ma anche ai circuiti del lavoro precario dei giovani, anche di giovani con competenze da spendere.
Abbiamo bisogno di una legislazione che tenga conto di questo: la necessità di stabilizzare i rapporti di lavoro attraverso agevolazioni non assistenziali, ma agevolazioni fiscali che permettano alle imprese sociali di stare sul mercato.
Il tema del precariato riguarda anche il mondo della cooperazione. Ci sono cooperative di tipo B che accettano il precariato come situazione di fatto, necessaria per stare sul mercato; ci sono settori di attività, come le pulizie, che assistono anche dimensioni delinquenziali.
Quindi il rispetto delle regole contrattuali e già una prima battaglia importante da affrontare.
Nuovi settori di attività per la cooperativa
Il mondo della cultura e la green economy devono essere al centro delle vostre attenzioni soprattutto per quel che riguarda i giovani, perché nella green economy ci sono spazi di crescita occupazionale e un’idea diversa di economia, economia circolare.
Mi piacerebbe – e sono disponibile a collaborare con voi – che Detto Fatto rivedesse i suoi fondamenti di economia sociale perché questo è uno spazio in cui è necessario riprendere forza… perché il futuro sarà questo.
Nel mondo dell’economia tradizionale tutto lo spazio è stato preso dai grandi gruppi e dalle multinazionali. Nell’economia tradizionale, alle cooperative sociali resta lo spazio del subappalto, con tutte le dinamiche di sfruttamento e di precariato che ne conseguono.
Ciò detto ho visto anche tante storie di ospitalità di donne e giovani uomini, accolti in Casa della carità, che grazie a un percorso stabile di inserimento lavorativo in Detto Fatto, hanno potuto iniziare a costruire – con grande coraggio – una vita dignitosa.
Fra dimensione di ospitalità e inserimento lavorativo deve esserci un forte legame perché da questo nascono possibilità che consentono alle persone di “andare avanti”.
Vi lascio con due forti inviti:
- Sviluppate la vostra capacità di comunicazione;
- Riflettete sui vostri fondamenti di economia sociale e sulla base di questo siate capaci di fare scelte forti e concrete di innovazione!